Christian Friedrich Samuel Hahnemann nacque a Meissen in Sassonia, 12 km a nord-ovest di Dresda, una cittadina di appena 4000 abitanti ma importante per la produzione di porcellane, un’attività giovane e molto in voga all’epoca. Suo padre Christian Gottfried Hahnemann, decoratore di porcellane, si era trasferito 2 anni prima nella città per lavoro insieme alla moglie Johanna Christiana nata Spiess.
Nei primi anni egli ricevette un’educazione salda e basata sulla rettitudine dal padre, ed imparò a leggere e a scrivere dalla madre. Frequentò prima la scuola pubblica e poi quella privata. Acquisì la conoscenza di numerose lingue, tra queste l’inglese, il francese, l’italiano, il greco e il latino oltre che di arabo e caldeo.
Studiò medicina per due anni alla Università di Lipsia quindi si sposto a Vienna, dove studiò per dieci mesi. Si laurea con lode il 10 agosto del 1779 a Erlangen. Plausibilmente la sua scarsa disponibilità economica lo spinse a scegliere l’Università di Erlangen poiché ivi le tasse di iscrizione era più basse. La tesi di laurea aveva come titolo: Conspectus adfectuum spasmodicorum aetiologicus et therapeuticus.
In questo periodo entrò nella massoneria. Nel 1781, Hahnemann ricoprì la posizione di medico nell’area mineraria di Mansfeld. Nel 1782 sposò Johanna Kuchler,dalla quale ebbe undici figli. In quel periodo Hahnemann si rende conto dell’inefficienza delle tecniche terapeutiche dell’epoca, decidendo di non praticare più la professione medica; si narra che ai pazienti in sala di attesa nel suo vecchio studio disse: “Andatevene, non sono in grado di curarvi, non voglio rubarvi i soldi” Negli anni successivi, lasciata la pratica medica, si interessa di chimica e lavora come traduttore di testi medici e scientifici e viaggia visitando diversi paesi, fermandosi per un po’ di tempo in diverse città come Dresda, Torgau, Lipsia e Kothen per poi stabilirsi definitivamente a Parigi nel giugno del 1835.
Durante la traduzione del testo Materia Medica del medico scozzese William Cullen, alla voce Cortex Peruvianis (Corteccia di China) egli trasse una deduzione decisiva per la formulazione della legge dei simili. Al tempo la malaria si curava con l’estratto della corteccia di china: Cullen riteneva che l’efficacia del chinino fosse dovuta al suo «’’effetto tonico sullo stomaco’’»; Hahnemann rifiutò questa idea, in quanto sostanze molto più astringenti del chinino non curavano la febbre; di conseguenza la causa dei suoi effetti terapeutici doveva essere un’altra. Hahnemann decise di sperimentare il chinino su sé stesso e dopo averlo assunto per diversi giorni ritenne di avere sviluppato gli stessi sintomi della malaria: ipotizzò quindi che una serie di sintomi si potesse curare con la sostanza che in una persona sana avrebbe prodotto gli stessi sintomi.
Gli anni 1810-1821
Nel 1806 Hahnemann pubblicò il suo primo lavoro importante, La medicina dell’esperienza, che conteneva già le idee fondamentali dell’omeopatia (dal greco omeios, simile e pathos, malattia):
il “principio dei simili”, Similia similibus curantur: le malattie si guariscono con i loro simili, cioè con medicamenti che producono nel soggetto sano i sintomi caratteristici del morbo da combattere;
la forza e l’efficacia dei medicamenti si trovano solo con esperimenti eseguiti con la materia pura sull’organismo sano;
le succussioni ai medicamenti al momento della loro preparazione danno loro un’energia che viene moltiplicata dalla diluizione;
l’omeopatia non punta alla guarigione della malattia, che è solo un sintomo del disordine interno dell’organismo, ma alla guarigione dell’individuo nella sua integrità e individualità.
Nel 1810 Hahnemann pubblicò la prima edizione del suo principale lavoro teorico, L’Organon della guarigione razionale, più tardi ribattezzato L’Organon dell’arte di guarire, seguito da altre edizioni fino ad arrivare alla sesta, pubblicata postuma nel 1921.
Tornato per la quarta volta a Lipsia, nel 1812 fondò una Scuola di omeopatia presso l’Università di Medicina, nonostante fu osteggiato e per poter dare lezioni dovette pagare una somma di 50 talleri. Hahnemann incontrò la forte opposizione degli altri medici e dei farmacisti. In questo periodo condusse molti esperimenti insieme con un piccolo gruppo di allievi per verificare gli effetti di numerose sostanze: la sostanza veniva somministrata più volte fino a provocare dei sintomi che venivano registrati dagli allievi e comunicati a Hahnemann. I risultati furono pubblicati in un testo in sei volumi chiamato “La materia medica pura”. Va ricordato che all’epoca l’importanza della suggestione non era ben compresa, e nei suoi esperimenti Hahnemann non faceva nulla per impedirla: i suoi allievi sapevano quali sostanze assumevano, e quale effetto era atteso da esse.
A questo punto arrivò a Lipsia il principe Schwarzenberg, l’eroe della battaglia di Lipsia, per farsi curare da Hahnemann in persona, ma il principe morì e circolò la voce che fosse colpa di Hahnemann. Gli altri farmacisti riuscirono ad ottenere per Hahnemann l’ingiunzione a non distribuire i propri prodotti, e Hahnemann, non potendo più praticare, dovette lasciare la città.
Gli anni successivi
Nel 1821 si trasferì a Kothen, dove ampliò la propria teoria per rispondere alle critiche e per riflettere la propria crescente adesione alla dottrina del vitalismo. Per evitare gli effetti collaterali delle medicine Hahnemann aveva ridotto sempre di più il dosaggio, arrivando così a dosi estremamente basse. Di fronte all’obiezione che dosi così piccole non potevano più essere efficaci, Hahnemann ribatté che l’efficacia curativa delle sostanze poteva essere enormemente aumentata tramite un processo chiamato “dinamizzazione”, consistente nello scuotere ripetutamente il prodotto.
Parallelamente sviluppò la propria teoria sui disturbi cronici: nel 1827 comunicò ai suoi due allievi più fidati di avere scoperto le cause di tutte i disturbi cronici così come le medicine per curarle, che pubblicò nel discusso trattato “Le malattie croniche”. Secondo Hahnemann tutte le malattie croniche, tranne quelle causate dalla medicina ortodossa o da un cattivo stile di vita, erano causate da quattro “miasmi”: sifilide, sicosi, tubercolosi e psora. Contraddicendo i suoi stessi principi, Hahnemann aveva sperimentato i suoi prodotti soprattutto sui suoi pazienti cronici, cosa che lo portò ad attribuire alle medicine una serie di sintomi causati in realtà dalla malattie croniche. Mentre le prime critiche di Hahnemann alla medicina ortodossa erano empiricamente fondate, questa evoluzione della teoria si basava soprattutto sulla dottrina filosofica del “vitalismo” e non su una corretta applicazione del metodo scientifico, e fu criticata anche da alcuni omeopati. Le prime controversie tra gli stessi omeopati venivano alimentate dallo stesso Hahnemann che attaccava come “traditori” e “apostati” gli omeopati che apportavano variazioni anche minime alla sua dottrina.
Dopo la morte della moglie, nel 1835, all’età di quasi ottant’anni, si sposò nuovamente con Marie Melanie d’Hervilly, una donna di poco più di trent’anni con la quale pochi mesi dopo si trasferì a Parigi. Nella sua casa di Parigi al n°1 di Rue de Milan continuò a ricevere pazienti.
Hahnemann morì a Parigi nel 1843 e fu seppellito nel cimitero monumentale del Père Lachaise della stessa città.
Il primo saggio: La strana costruzione della mano.
All’Istituto Sant’Afra, scuola riservata ai ricchi dove Hahnemann studiò grazie alla raccomandazione del professor Muller, era consuetudine al termine della carriera scolastica presentare una dissertazione in latino. Il giovane Samuel, allora diciannovenne, decise di intitolare la sua opera “La strana costruzione della mano”. Si pensa che il tema sia stato scelto con un briciolo di vanità, in quanto Hahnemann possedeva mani bellissime, affusolate ed eleganti, che a suo dire erano simbolo di appartenenza alla classe aristocratica. Tuttavia lasciando da parte tale metafora, peraltro proposta con leggerezza, il lavoro di Hahnemann si propose come una dissertazione sul significato della mano in ambiti spirituale e metaforico, definendola come ponte tra pensiero e azione, congiunzione tra l’intuizione che nasce nel mondo interiore ed intellettuale e la realizzazione pratica di tale intuizione.
Altre teorizzazioni: la teoria del caffè
Agli inizi del XIX secolo Hahnemann pubblicò un saggio (On the Effects of Coffee from Original Observations del 1803) nel quale teorizzava che molti malanni fossero causati dal caffè] Successivamente Hahnemann abbandonò tale tesi in favore di un nuova teorizzazione che imputava la causa dei malanni alla Psora (uno stato cronico di intossicazione determinato dalle più svariate patologie, sia ereditarie che acquisite ed ha due possibilità di manifestarsi). Tuttavia i critici notano che la “teoria del caffè” mostra come Hahnemann tendesse a costruire teorizzazioni sulla base di scarse prove.